La prima storia inizia
verso la metà degli anni ’50, quando mio padre,
Giancarlo e suo fratello, Giacomo Giovanni per tutti
Gianni si appassionano della musica americana
importata con l’avvento degli alleati e decidono di
imparare a suonare uno strumento musicale. A quel
tempo però di soldi ne giravano ben pochi e così si
costruirono da soli una chitarra elettrica per mio
padre e una batteria di colore blu per mio zio,
mettendosi successivamente a studiare intensamente i
due strumenti poiché volevano formare un complesso.
Giancarlo era un chitarrista armonico e si è sempre
vantato di conoscere una miriade di posizioni degli
accordi cambiandone anche quattro complicati
all’interno di una battuta e cantando alcune canzoni
del repertorio che avevano, mentre Gianni insieme
alla batteria sfoggiava un buon timbro di voce e
cantava molte canzoni.
Dal primo gruppo i “White Jeans Devils” (vedi foto)
da cui si vede la batteria auto-costruita sono
passati attraverso i “The New Boys”, i “The Lucio’s
Boys”, i “The Guitars” e i “The Misters” suonando
con i musicisti più conosciuti di Jesi: Veniero
Mancinelli, Mario Filonzi, Giorgio Gigli che spesso
suonava la strana chitarra solid-body costruita da
mio padre, Lucio Longhi, Angelo Macchi, Pat
Capogrossi, Pasquale Damiano, Sandro D’Ascanio,
Edmondo Bruschi, Antonio Santarelli, Rolando
Fiordelmondo, accompagnando con questi gruppi anche
artisti in voga al tempo come; Tania (nelle foto poi
divenuta Lara Saint Paul), Johnny Dorelli, il
Quartetto Cetra (di cui purtroppo avevamo delle foto
ormai perse) e probabilmente altri.
Insieme alla sua chitarra possedeva un amplificatore
Davoli poi sostituito da un Fender e da una chitarra
con corpo vuoto Hofner che lui diceva fosse
eccezionale.
Suonarono in tanti locali di moda un tempo come “La
Rotonda” di Senigallia, il “C.A.I.” di Jesi, i
locali della riviera adriatica, poi smisero per
motivi di lavoro avendo nel frattempo aperto una
loro attività e formato due nuove famiglie.
Giancarlo non abbandonò la passione per la musica
divisa equamente con quella della pesca a mosca (uno
dei primi a praticarla in Italia e che prosegue
ancora oggi) e dopo alcuni anni dalla scomparsa del
fratello avvenuta nel lontano 1972 si mise ad
avvolgere pick-up per chitarra costruendone nuove di
sua progettazione e riparandone altre di amici nella
bottega che aveva trovato in via Gallodoro dove
spesso si fermava anche Fiatti con il suo furgone
carico di strumenti.
Ricordo una sera con due chitarre da lui create
andammo io (Andrea), mio padre e mio fratello
Emanuele allora ragazzini al “Jabì”, dove c’era un
gruppo che stava suonando e chiedendo al chitarrista
se volesse suonare una nostra chitarra. Il
chitarrista ne scelse una e ci suonò tutta la serata
al che al momento di dover rientrare a casa costui
non voleva restituire lo strumento.
Nel frattempo io avevo iniziato a studiare chitarra
con un ventenne di nome Americo Piaggesi appena
diplomato mentre Emanuele prendeva lezioni di piano
con il maestro Carlo Morganti. L’anno dopo, nel 1977
credo, andai per alcuni mesi da solo con la corriera
in Ancona presso un insegnante amico di papà prima
di smettere per sopraggiunte difficoltà economiche.
A quel punto da autodidatta iniziammo con gli amici
d’infanzia a imparare a suonare canzoni di musica
leggera fino a voler formare un gruppo musicale,
desiderio scaturito nel gennaio 1981 senza possedere
un impianto d’amplificazione e un batterista.
Risolti i due problemi e dopo qualche tempo di prove
ci presentammo così: Andrea Ambrosi alla chitarra
elettrica e voce (Semiacustica ZeroSette), Stefano
Perticaroli al basso e voce (un gioiello costruito
da mio padre a scala molto lunga), Sergio Recanatesi
di Chiaravalle alla batteria, Sergio Salari,
purtroppo scomparso nel 1998, alla voce e chitarra
acustica, Marco Giampaoletti alla chitarra 12 corde
e voce, Paolo Pierandrei alla chitarra 12 corde e
voce e infine Emanuele Ambrosi alla tastiera
progettata dal grande Gary Stewart Hurst.
Naturalmente il tasso tecnico non era molto elevato
ma di fronte ad una platea di amici, amiche e
conoscenti riscuotemmo un buon successo.
Purtroppo però dopo pochissime esibizioni perdemmo
l’entusiasmo e nell’estate dello stesso anno
Emanuele che intanto aveva già lasciato la tastiera
per imbracciare la chitarra suonandola già molto
bene dopo pochi mesi d’esercizio mi volle a suonare
con lui.
La nuova formazione era composta da Emanuele alla
chitarra elettrica, naturalmente costruita da mio
padre e con cui già suonava in un’orchestra da ballo
dai 14 anni, Carlo Calvi alla batteria che aveva
studiato alle superiori rompendo le penne biro sul
banco ed Andrea Ambrosi al basso elettrico (sia con
i tasti sia senza costruiti da Giancarlo e con una
linea davvero innovativa), in un trio come i grandi
“Police” i cui i brani servirono insieme con quelli
d’altri grandi gruppi a formare un gruppo molto
affiatato. In alcune occasioni ci affiancò anche
Marco Giampaoletti alla chitarra acustica, voce e
percussioni e un nuovo tastierista di nome Luca.
Ricordo un episodio insieme a mio padre, che
all’epoca ci faceva da autista, in un locale da
ballo dove stava suonando un’orchestra cui chiedemmo
il permesso per poterci esibire. Ci accontentarono
ma al secondo brano cominciarono a modificare
l’amplificazione nel tentativo di farci sbagliare,
inutile ricordare che andammo via piuttosto
incavolati.
Il nostro gruppo che provava i brani anche di
cantanti italiani nel locale in Via Gallodoro durò
fino al 1987, con molte pause dovute al servizio
militare dei protagonisti; vincemmo una gara canora
organizzata nell’estate 1982 da Radio Galassia e dal
Baboon Club con un brano della P.F.M. e partecipammo
ad un concerto organizzato a Pianello Vallesina
l’anno seguente.
Sicuramente suonammo più per noi che per gli altri
ma la piccola stanza delle prove era sempre piena di
amici.
Nel 1987 già in fase lavorativa accettammo di
partecipare ad un concerto in piazza delle
Monighette in Jesi insieme con altri gruppi, dopo
essere riusciti a trovare un nuovo locale per
provare, una batteria per Carlo e un’altra chitarra
solista in Roberto Cimarelli già dal 1983 amico del
gruppo. Con brani di Vasco, Zucchero, Daniele, Yes e
altri e un nome che sarà presentato solo per
l’occasione e cioè “Tidal Race” dal sottoscritto che
era il portavoce del gruppo, raccogliemmo molti
applausi anche da un amico di nome Igino Romiti e da
Stefano Catani detto “Fefo” che voleva andare sul
palco ad improvvisare qualcosa con noi. Purtroppo,
nei mesi seguenti, dopo aver provato due brani
scritti da Emanuele, il più determinato, ci fu lo
scioglimento definitivo del gruppo.
Dopo un po’ di tempo, però, Emanuele che non ha mai
smesso di suonare anche studiando da solo la
chitarra, decide che la tecnologia a disposizione
permetteva di suonare senza tanti musicisti e mi
chiama a fare piano bar nel 1989. La prima serata in
una festa è datata 1990 mentre il nostro primo
locale fu il “Garden Cafè” della famiglia Mancini.
Poi seguirono il “Tabano”, il “Caffè dello Sport” di
Moie, di cui conservo un buon ricordo, il “Peter
Pan”, il “Café In” di Portorecanati, il “Bar
Imperiale”, il “Tana Libera Tutti”, il “…E
Buonanotte Suonatori” e altri suonando in media due
o anche tre volte la settimana. La particolarità di
questo duo era che a differenza di chi ci ha poi
seguito era data dal fatto che a parte i ritmi di
batteria e qualche strumento a fiato o pianoforte
suonato da un sequencer che Emanuele spesso
programmava a notte fonda, il resto, basso, chitarra
o piano e le voci erano tutte dal vivo e quindi si
riusciva a trasmettere calde emozioni al pubblico
che ci poteva ascoltare da vicino. Spesso Emanuele
mentre sceglieva il brano da suonare iniziava con la
mano destra sulla tastiera del piano e
contemporaneamente improvvisa delle note solo con la
mano sinistra sulla chitarra. Continuammo così fino
al 1994 quando mio fratello decise di trasferirsi a
Milano, dove tuttora risiede, continuando a suonare
in questa maniera da solo.
Negli anni ha anche partecipato a varie selezioni:
Castrocaro, Ariccia di Pavone-Reno, “Superkaraoke”
con Fiorello, fino al recente “Sei un mito” condotto
da Roberta Capua e registrando anche alcuni brani in
studio.
Io invece alcuni anni fa registrai vari strumenti in
casa arrangiando delle canzoni che avevo composto
soprattutto durante il periodo di leva e che speravo
potessero servire al fratellino.
In questi giorni Emanuele è pronto a cimentarsi
anche in nuova impresa di liutaio e rivenditore di
strumenti musicali.
Andrea Ambrosi