I quattro fratelli Ambrosi Testimonianze >>>
di Andrea Ambrosi
 

La prima storia inizia verso la metà degli anni ’50, quando mio padre, Giancarlo e suo fratello, Giacomo Giovanni per tutti Gianni si appassionano della musica americana importata con l’avvento degli alleati e decidono di imparare a suonare uno strumento musicale. A quel tempo però di soldi ne giravano ben pochi e così si costruirono da soli una chitarra elettrica per mio padre e una batteria di colore blu per mio zio, mettendosi successivamente a studiare intensamente i due strumenti poiché volevano formare un complesso.
Giancarlo era un chitarrista armonico e si è sempre vantato di conoscere una miriade di posizioni degli accordi cambiandone anche quattro complicati all’interno di una battuta e cantando alcune canzoni del repertorio che avevano, mentre Gianni insieme alla batteria sfoggiava un buon timbro di voce e cantava molte canzoni.
Dal primo gruppo i “White Jeans Devils” (vedi foto) da cui si vede la batteria auto-costruita sono passati attraverso i “The New Boys”, i “The Lucio’s Boys”, i “The Guitars” e i “The Misters” suonando con i musicisti più conosciuti di Jesi: Veniero Mancinelli, Mario Filonzi, Giorgio Gigli che spesso suonava la strana chitarra solid-body costruita da mio padre, Lucio Longhi, Angelo Macchi, Pat Capogrossi, Pasquale Damiano, Sandro D’Ascanio, Edmondo Bruschi, Antonio Santarelli, Rolando Fiordelmondo, accompagnando con questi gruppi anche artisti in voga al tempo come; Tania (nelle foto poi divenuta Lara Saint Paul), Johnny Dorelli, il Quartetto Cetra (di cui purtroppo avevamo delle foto ormai perse) e probabilmente altri.
Insieme alla sua chitarra possedeva un amplificatore Davoli poi sostituito da un Fender e da una chitarra con corpo vuoto Hofner che lui diceva fosse eccezionale.
Suonarono in tanti locali di moda un tempo come “La Rotonda” di Senigallia, il “C.A.I.” di Jesi, i locali della riviera adriatica, poi smisero per motivi di lavoro avendo nel frattempo aperto una loro attività e formato due nuove famiglie.
Giancarlo non abbandonò la passione per la musica divisa equamente con quella della pesca a mosca (uno dei primi a praticarla in Italia e che prosegue ancora oggi) e dopo alcuni anni dalla scomparsa del fratello avvenuta nel lontano 1972 si mise ad avvolgere pick-up per chitarra costruendone nuove di sua progettazione e riparandone altre di amici nella bottega che aveva trovato in via Gallodoro dove spesso si fermava anche Fiatti con il suo furgone carico di strumenti.
Ricordo una sera con due chitarre da lui create andammo io (Andrea), mio padre e mio fratello Emanuele allora ragazzini al “Jabì”, dove c’era un gruppo che stava suonando e chiedendo al chitarrista se volesse suonare una nostra chitarra. Il chitarrista ne scelse una e ci suonò tutta la serata al che al momento di dover rientrare a casa costui non voleva restituire lo strumento.
Nel frattempo io avevo iniziato a studiare chitarra con un ventenne di nome Americo Piaggesi appena diplomato mentre Emanuele prendeva lezioni di piano con il maestro Carlo Morganti. L’anno dopo, nel 1977 credo, andai per alcuni mesi da solo con la corriera in Ancona presso un insegnante amico di papà prima di smettere per sopraggiunte difficoltà economiche. A quel punto da autodidatta iniziammo con gli amici d’infanzia a imparare a suonare canzoni di musica leggera fino a voler formare un gruppo musicale, desiderio scaturito nel gennaio 1981 senza possedere un impianto d’amplificazione e un batterista. Risolti i due problemi e dopo qualche tempo di prove ci presentammo così: Andrea Ambrosi alla chitarra elettrica e voce (Semiacustica ZeroSette), Stefano Perticaroli al basso e voce (un gioiello costruito da mio padre a scala molto lunga), Sergio Recanatesi di Chiaravalle alla batteria, Sergio Salari, purtroppo scomparso nel 1998, alla voce e chitarra acustica, Marco Giampaoletti alla chitarra 12 corde e voce, Paolo Pierandrei alla chitarra 12 corde e voce e infine Emanuele Ambrosi alla tastiera progettata dal grande Gary Stewart Hurst. Naturalmente il tasso tecnico non era molto elevato ma di fronte ad una platea di amici, amiche e conoscenti riscuotemmo un buon successo.
Purtroppo però dopo pochissime esibizioni perdemmo l’entusiasmo e nell’estate dello stesso anno Emanuele che intanto aveva già lasciato la tastiera per imbracciare la chitarra suonandola già molto bene dopo pochi mesi d’esercizio mi volle a suonare con lui.
La nuova formazione era composta da Emanuele alla chitarra elettrica, naturalmente costruita da mio padre e con cui già suonava in un’orchestra da ballo dai 14 anni, Carlo Calvi alla batteria che aveva studiato alle superiori rompendo le penne biro sul banco ed Andrea Ambrosi al basso elettrico (sia con i tasti sia senza costruiti da Giancarlo e con una linea davvero innovativa), in un trio come i grandi “Police” i cui i brani servirono insieme con quelli d’altri grandi gruppi a formare un gruppo molto affiatato. In alcune occasioni ci affiancò anche Marco Giampaoletti alla chitarra acustica, voce e percussioni e un nuovo tastierista di nome Luca.
Ricordo un episodio insieme a mio padre, che all’epoca ci faceva da autista, in un locale da ballo dove stava suonando un’orchestra cui chiedemmo il permesso per poterci esibire. Ci accontentarono ma al secondo brano cominciarono a modificare l’amplificazione nel tentativo di farci sbagliare, inutile ricordare che andammo via piuttosto incavolati.
Il nostro gruppo che provava i brani anche di cantanti italiani nel locale in Via Gallodoro durò fino al 1987, con molte pause dovute al servizio militare dei protagonisti; vincemmo una gara canora organizzata nell’estate 1982 da Radio Galassia e dal Baboon Club con un brano della P.F.M. e partecipammo ad un concerto organizzato a Pianello Vallesina l’anno seguente.
Sicuramente suonammo più per noi che per gli altri ma la piccola stanza delle prove era sempre piena di amici.
Nel 1987 già in fase lavorativa accettammo di partecipare ad un concerto in piazza delle Monighette in Jesi insieme con altri gruppi, dopo essere riusciti a trovare un nuovo locale per provare, una batteria per Carlo e un’altra chitarra solista in Roberto Cimarelli già dal 1983 amico del gruppo. Con brani di Vasco, Zucchero, Daniele, Yes e altri e un nome che sarà presentato solo per l’occasione e cioè “Tidal Race” dal sottoscritto che era il portavoce del gruppo, raccogliemmo molti applausi anche da un amico di nome Igino Romiti e da Stefano Catani detto “Fefo” che voleva andare sul palco ad improvvisare qualcosa con noi. Purtroppo, nei mesi seguenti, dopo aver provato due brani scritti da Emanuele, il più determinato, ci fu lo scioglimento definitivo del gruppo.
Dopo un po’ di tempo, però, Emanuele che non ha mai smesso di suonare anche studiando da solo la chitarra, decide che la tecnologia a disposizione permetteva di suonare senza tanti musicisti e mi chiama a fare piano bar nel 1989. La prima serata in una festa è datata 1990 mentre il nostro primo locale fu il “Garden Cafè” della famiglia Mancini. Poi seguirono il “Tabano”, il “Caffè dello Sport” di Moie, di cui conservo un buon ricordo, il “Peter Pan”, il “Café In” di Portorecanati, il “Bar Imperiale”, il “Tana Libera Tutti”, il “…E Buonanotte Suonatori” e altri suonando in media due o anche tre volte la settimana. La particolarità di questo duo era che a differenza di chi ci ha poi seguito era data dal fatto che a parte i ritmi di batteria e qualche strumento a fiato o pianoforte suonato da un sequencer che Emanuele spesso programmava a notte fonda, il resto, basso, chitarra o piano e le voci erano tutte dal vivo e quindi si riusciva a trasmettere calde emozioni al pubblico che ci poteva ascoltare da vicino. Spesso Emanuele mentre sceglieva il brano da suonare iniziava con la mano destra sulla tastiera del piano e contemporaneamente improvvisa delle note solo con la mano sinistra sulla chitarra. Continuammo così fino al 1994 quando mio fratello decise di trasferirsi a Milano, dove tuttora risiede, continuando a suonare in questa maniera da solo.
Negli anni ha anche partecipato a varie selezioni: Castrocaro, Ariccia di Pavone-Reno, “Superkaraoke” con Fiorello, fino al recente “Sei un mito” condotto da Roberta Capua e registrando anche alcuni brani in studio.
Io invece alcuni anni fa registrai vari strumenti in casa arrangiando delle canzoni che avevo composto soprattutto durante il periodo di leva e che speravo potessero servire al fratellino.
In questi giorni Emanuele è pronto a cimentarsi anche in nuova impresa di liutaio e rivenditore di strumenti musicali. 

Andrea Ambrosi

 
 
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